Lavoro ed istruzione sono ancora un miraggio?
Il miglioramento della qualità della vita registrato negli anni Sessanta si accompagna ad alcune evoluzioni di pensiero: le donne, con una nuova consapevolezza di sé, chiedono maggiore libertà e riconoscimenti adeguati al ruolo che svolgono nella società. I cambiamenti, però, sono lenti, ostacolati da una società molto tradizionalista e non ancora pronta ad accettare alcune radicali trasformazioni, soprattutto quelle di genere.
Uno dei fattori propulsivi del lento processo di emancipazione femminile è certamente la maggiore possibilità di trovare lavoro, che induce molte donne a cercare un’occupazione nel terziario, nell’artigianato e nel settore dell’industria. Nonostante l’aria di ribellione e l’insofferenza popolare, le discriminazioni e il senso di subordinazione continuano però a permanere forti.
Il primo vero passo verso il cambiamento è la scelta di alcune donne di non lasciare il lavoro dopo il matrimonio. A sostenere il mondo femminile è la legge n. 7 del 9 gennaio 1963 che vieta il licenziamento delle lavoratrici per matrimonio e trasferisce l’onere dell’indennità per il periodo di congedo obbligatorio agli Enti mutualistici e non più al solo datore di lavoro. In questo modo la donna non si vede più costretta a scegliere tra doveri famigliari e professione.
Tuttavia non tutte sono così coraggiose da affrontare gli ostacoli e le difficoltà di una sovversione del sistema, al contrario molte preferiscono rimanere entro gli schemi definiti: esse si riconoscono addirittura nel ruolo a loro imposto dalla società conservatrice.
Nonostante le resistenze, negli anni ‘60 molte donne riescono ad accrescere il loro livello di istruzione e ad ottenere il diploma superiore. La laurea però è ancora un obiettivo lontano: a Trento c’è la possibilità di studiare “Scienze sociali”, una materia “nuova” e forse troppo all’avanguardia per l’epoca, dunque solo coloro che hanno alle spalle una famiglia moderna e con buone risorse economiche possono permettersi di frequentare l’università in altre città.
Tra le lavoratrici, invece, sono in particolare le operaie a partecipare con i colleghi ai grandi scioperi di categoria. Le questioni legate alla condizione femminile e ai diritti ad essa collegati emergono però solo in un secondo momento: verso la fine del decennio, finalmente, il clima di rivoluzione e cambiamento generale porta le rivendicazioni delle donne a diventare un vero e proprio fenomeno indipendente.
«Quando sono entrato al Politecnico di Torino (settore ingegneria civile), anno 1966-1967, eravamo 310 matricole e solo 2 ragazze. Qualche ragazza in più entrava ad architettura, ma comunque erano rarità.» [Intervista a Franco Sandri, nato a Faedro nel 1937]
«Io ho fatto trent’anni alla Michelin, anche mia moglie lavorava lì dentro, però là lavorò solo sei anni. Siccome sen all’antica, allora l’om el lavora, la femena la alleva i fioi.» [Intervista a Pio Marchel, membro dell’associazione Gruppo Anziani Michelin Italia]
Commenti recenti