L’Associazione Trentini nel Mondo nasce nel 1957 su iniziativa di vari enti fondatori, tra i quali le ACLI, la Camera di Commercio, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, la Federazione Trentina della Cooperazione e la Fondazione Comunità Solidale.

 

Le finalità dell’associazione sono l’assistenza e la solidarietà sociale ai numerosi migranti trentini, che, a partire ancora dal XIX secolo e con rinnovato vigore negli anni Cinquanta del XX, abbandonano la loro povera terra natale per raggiungere paesi stranieri (Argentina, Brasile, Africa, Nord America, Sud America, Oceania, Belgio, Svizzera, eccetera), alla ricerca di un lavoro e di maggior fortuna.

 

Presente con oltre duecento circoli in ventisei paesi e quattro continenti, Trentini nel Mondo è da oltre mezzo secolo un punto di riferimento per i trentini emigrati all’estero, per la conservazione delle radici e del senso di appartenenza alla propria terra di origine.

 

Un solco lungo 50 anni

 

La storia dell’associazione, curata da Ferruccio Pisoni, ripercorre cinquant’anni di attività (1957-2007) di Trentini nel Mondo, dalla fondazione ai giorni nostri, proiettando gli eventi principali sullo sfondo della storia del Trentino e della grande storia della seconda metà del Novecento. Estratti dal giornale “Trentini nel Mondo”, schede di approfondimento e testimonianze completano il quadro.

 

F. Pisoni, Un solco lungo 50 anni. L’associazione Trentini nel Mondo dal 1957 al 2007, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007

 

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«Dalla fine degli anni quaranta da quasi tutti i paesi del Trentino si emigrava verso le Americhe, verso l’Australia, il Canada, ma soprattutto verso l’Europa. Il fenomeno era sotto gli occhi di tutti, così come erano noti i racconti che chi emigrava portava a conoscenza della famiglia e della comunità di origine. Meno note probabilmente le sofferenze, taciute per pudore. Pesava su tutti la mancanza della famiglia, la lontananza da casa, l’insufficienza della sicurezza sociale e previdenziale, l’inadeguatezza della preparazione professionale o il mancato riconoscimento della stessa e la precarietà degli alloggi. E questa esperienza richiamava una storia atavica. La storia di una terra di montagna ricca di cultura e di valori, ma povera di risorse. Da sempre gli abitatori delle valli dovevano lasciare la casa e la campagna per cercare altrove un’integrazione al reddito che consentisse alle famiglie di mantenere le abitazioni ed i paesi nelle valli anguste e sotto la protezione delle montagne amiche ed assicurasse comunità vive anche lontano dalle grandi vie di comunicazione. […]

Il movimento aclista diffusosi rapidamente in quasi i tutti paesi coglieva con particolare sensibilità ed attenzione la dimensione sociale del fenomeno. Da questa cultura e da questi fermenti nasce l’idea di dar vita ad una associazione che si occupasse, a nome di tutti, di chi doveva emigrare e dei problemi che l’emigrante doveva affrontare.» [F. Pisoni, Un solco lungo 50 anni. L’associazione Trentini nel Mondo dal 1957 al 2007, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007]

 

Tanti volti, un’unica comunità

 

I Circoli di Trentini nel Mondo, interamente gestiti da volontari, rappresentano un vero e proprio avamposto della cultura, del dialetto, dell’identità trentina nei paesi meta dei flussi migratori. Questi tre volumi raccontano la storia, la realtà e l’attività di ciascuno di essi, arricchendo la narrazione con tante testimonianze dirette dei trentini emigrati stessi.

 

M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Europa, ex emigrati, non più in attività, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007

 

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«Sono arrivata in Belgio il 4 aprile 1948, dopo che mio marito era arrivato nel Paese l’anno prima. Lui era venuto a lavorare in miniera. Le mie cugine stavano già qui prima della Guerra, dal 1928. C’erano già tanti italiani, ma non ci si conosceva. Il Circolo non so come è nato; come noialtri qui, ci si incontrava ed è nato! […] C’era bisogno di stare insieme perché faceva bene al morale; stare insieme solleva il morale. Non si sapeva parlare la lingua e sentire qualcuno che parlava il tuo dialetto era una bella cosa [M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Europa, ex emigrati, non più in attività, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007]

 

M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Africa, Nord America, Sud America, Oceania, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007

 

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«Io sono venuta in Canada nel 1970 non per necessità, bensì per aver sposato un trentino che già da anni risiedeva a Toronto e non voleva rientrare in quel di Trento! Lui era più che coinvolto nella comunità canadese e io ho scoperto che esisteva un Circolo Trentino quando, mentre lavoravo presso il COSTI, nel 1972, ci fu la visita dell’Arcivescovo Gottardi. In quell’occasione fui contattata da Padre Italo Reich e da Gino Inama e da allora è nata la mia storia all’interno e dietro le quinte della comunità trentina di Toronto […] Vorrei che ogni trentino genitore, e quindi con un compito ben preciso di tramandare la cultura, si rendesse conto dell’immenso contributo dato all’intera società nel trasmettere ai propri figli quanto fa parte del nostro bagaglio culturale. Ripetendo un concetto che ho già affermato in passato, credo che noi emigrati siamo diventati dei bravi canadesi, perché eravamo dei bravi trentini [M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Africa, Nord America, Sud America, Oceania, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007]

 

M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Argentina, Brasile, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007

 

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«Sono nata a Pergine nel 1931 e sono emigrata a Bahia nel 1955. Pensavo che l’Argentina, l’America fossero un’altra cosa. Mio padre me lo diceva: “Guarda, Assunta, che in America non ci sono le salsicce appese”, ma io gli dicevo che volevo andarmene ugualmente. […] In Italia non avevamo niente, a causa della guerra, non c’era lavoro; così siamo venuti a lavorare qui, ma non sapevamo la lingua, era tutto diverso, e a me non piaceva. Mio marito trovò lavoro come muratore, ma quel periodo fu difficile, perché a volte non lo pagavano e dovemmo soffrire più che in Italia. C’era poco lavoro e dovevo risparmiare anche gli spiccioli per poter comperare una bistecca. Abitavo da mia suocera e dovevamo pagarle l’affitto. Poi trasferirono Ivo a San Juan, dove stavano costruendo la diga di Unyun e lì le cose cambiarono, perché lavorava per la ditta Panedile e lo stipendio era sicuro. Concluso quel lavoro tornammo un’altra volta a Bahia Blanca.» [M. Failo (a cura di), Tanti volti, un’unica comunità. Storia e realtà dei Circoli Trentini nel mondo. Circoli in Argentina, Brasile, Grafiche Dalpiaz, Trento 2007]

 

 

 

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