Fino all’inizio degli anni Cinquanta l’Alto Garda è un luogo incontaminato, fatto di distese di piante d’olivo e campagne lavorate. Fatta eccezione per poche costruzioni e agglomerati abitativi, l’impatto dell’uomo sul territorio è evidente quasi unicamente per il lavoro agricolo, che costituisce la principale, se non unica, forma di attività economica della zona.
A partire dalla seconda metà del Novecento, però, tutta la valle viene interessata da un processo di rapido sviluppo, favorito dalla nascita delle prime fabbriche e dall’interesse di vari imprenditori ed aziende nello sviluppo del settore industriale in tutta la zona del Basso Sarca. Contemporaneamente alla crescita dell’industria e della ricchezza generale, l’Alto Garda conosce una fase di fortissima antropizzazione del proprio territorio.
Inizialmente l’industrializzazione causa forti malumori e proteste fra la popolazione, in particolare a causa dell’esproprio di molte terre coltivate che vengono destinate alla costruzione dei nuovi capannoni. Tuttavia ben presto anche gli autoctoni cominciano a beneficiare dei molti vantaggi che l’industrializzazione comporta, fra cui l’aumento dell’occupazione e il conseguente miglioramento del tenore di vita, ed il malcontento si placa.
Una delle industrie più importanti dell’Alto Garda è la Caproni, industria metalmeccanica-aeronautica fondata nel 1937 dall’ingegner Giovanni Caproni, la quale, dopo un periodo di crisi in seguito alla fine della guerra, conosce una notevole fortuna, in particolare grazie al progetto “Capriolo“. Le soluzioni originali e un interpretazione stilistica particolare distaccano la moto Capriolo dalle principali 75cc dell’epoca. Venduta inizialmente nella versione “normale”, viene presto affiancata da una versione “sport” con lievi ritocchi estetici. Grazie alla sua originalità e alle speciali caratteristiche tecniche-costruttive diventa una delle più apprezzate e ricercate motociclette degli anni ’50.
La forte richiesta di produzione del nuovo gioiellino riesce a salvare la fabbrica per alcuni anni, fino al 1957, quando la fabbrica cambia nome e diventa Aeromere, anche se la popolazione continuerà a chiamare lo stabilimento “la Caproni”. La produzione e la progettazione della Capriolo continua negli anni successivi portandola al successo, sia come moto da strada che come moto da gare, fino alla chiusura della fabbrica nel 1962.
Con la chiusura della Aeromere lo stabilimento passa di proprietà alla Hurth italiana S.p.A, leader nel campo della meccanica automobilistica e tranviaria. Con l’espansione dell’attività, la Hurt apre una nuova sede più grande nella zona di Linfano.
Il conte Caproni fonda anche la Resina, fabbrica volta alla produzione di tubi rigidi in pvc. Nel corso degli anni lo stabilimento cambia diversi nomi, fra cui Resina, Alphacan, Tosi Serramenti.
Nel 1964 viene aperto lo stabilimento Apia, una grande fabbrica tutta al femminile, che si occupa di produrre vestiti di alta moda per il mercato tedesco. La produzione impone alle operaie l’uso di macchinari elettrici e per questo motivo molte donne, soprattutto coloro con un passato da sarta, si trovano in grande difficoltà nell’abituarsi al nuovo lavoro con i macchinari.
Un’altra importante realtà della zona è lo stabilimento Zontini: nato nel 1942, si occupa di importazione di legname da paesi esteri per rivenderlo successivamente in Italia. Dopo la chiusura nel 1952 l’edificio diventa di proprietà della Mariotti, fabbrica di paniforti e compensati.
Da ricordare infine la Cartiere del Garda, che inizia la propria attività nel 1958 a Riva del Garda e che si occupa della produzione di carta grafica da stampa.
Commenti recenti