Il turismo, sebbene d’élite, aveva rappresentato per il Trentino un’importante entrata economica sin dall’Ottocento. Località come Madonna di Campiglio, Riva del Garda o San Martino di Castrozza erano già molto conosciute e frequentate dalle famiglie benestanti d’Europa e d’Italia.
«Riva e Arco erano località turistiche fin dai tempi di Francesco Giuseppe; anzi, Arco forse anche più di Riva. C’erano tedeschi in prevalenza. Ad Arco venivano le famiglie nobili dell’Impero Austro-ungarico, avevano dei grandi palazzi, perché anche Arco è molto bella.» Intervista a Renato Ballardini
Superate le difficoltà del dopoguerra, il turismo riprende vigore superando i 200.000 arrivi all’inizio del decennio. Oltre agli italiani, che rappresentano la maggioranza dei turisti, alla metà del decennio riprendono a confluire in Trentino anche gli stranieri attratti dalla bellezza del territorio. Il boom economico degli anni Cinquanta crea in Italia e in Europa maggiore disponibilità economica e si sente il bisogno di ricostruire un clima sereno dopo la tragica esperienza della guerra. La “vacanza”, prima per molti un privilegio quasi irraggiungibile, con il miglioramento economico si trasforma in un bene alla portata di molti.
Il Trentino, meta turistica estiva…
Fino agli anni Cinquanta il turismo è solamente estivo: le famiglie vengono in Trentino per la purezza dell’aria, la qualità dell’acqua e per le cure termali o per esplorare le bellezze naturali offerte dal territorio. La permanenza è molto più lunga rispetto agli standard attuali: si parte da minimo di un mese fino a due o tre.
Il turismo assume diverse forme: oltre all’arrivo di turisti con la volontà di rimanere nell’ambito del classico “turismo di villeggiatura”, nella prima metà degli anni Cinquanta si diffonde il turismo “di scorrimento” o “di passaggio”, che prevede nel corso del viaggio una sosta in Trentino, anche sulla spinta della diffusione dell’automobile. Di fronte a queste nuove forme turistiche è opportuno adattare l’offerta alla nuova domanda: bisogna quindi rendere il Trentino una zona attraente per i nuovi arrivati, italiani e stranieri, stanziali o in transito.
… e invernale
Inoltre, l’azione congiunta di iniziative private e pubbliche porta alla diffusione della doppia stagionalità (estate-inverno) che si espanderà soprattutto nei decenni successivi, grazie alla rapida diffusione degli sport invernali, rendendo necessaria una diversificazione dell’offerta.
Negli anni Quaranta il turismo nazionale era familiare, poi negli anni Cinquanta è iniziato un turismo anche internazionale. Con gli anni Sessanta poi si è sviluppato il turismo invernale su gran parte del territorio, mentre prima era riservato a poche località, come Madonna di Campiglio. Intervista a Silvano Rauzi
Il turismo d’élite, che aveva rappresentato il modello turistico fino allo scoppio della guerra, riesce a convivere con il nuovo turismo “di massa”, ancora in fase di avvio.
Centri di solida tradizione turistica estendono la propria influenza alle zone circostanti, aumentando la potenzialità turistica delle singole valli, come ad esempio Madonna di Campiglio verso la Val Rendena.
Con l’imporsi del turismo di massa, dalla metà degli anni Cinquanta, i grandi complessi alberghieri che negli anni precedenti avevano rappresentato il turismo in Trentino, conoscono una forte crisi a vantaggio di quelli medio-piccoli, a conduzione familiare. In questo modo il turismo diventa una solida possibilità di lavoro per la popolazione trentina.
Nonostante l’aumento degli arrivi favorito dagli interventi di miglioramento e ristrutturazione, il turismo trentino negli anni Cinquanta è ancora frenato da una problematica di non poco conto: il sistema stradale è ancora carente e inadeguato, soprattutto per quanto riguarda l’accesso alle valli.
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