Negli anni del dopoguerra si gettano le basi dell’Autonomia del Trentino Alto-Adige. Le comunità trentine, vivendo in un territorio montuoso e periferico, già storicamente si sono amministrate e organizzate in forma autonoma.

Dallo statuto di autonomia derivavano – e derivano tutt’ora – notevoli responsabilità: avere un rapporto di fiducia con la propria classe politica, soprattutto a livello locale, ed essere cittadini informati rappresentava un modo per contribuire alla comunità. 

 

Alla fine degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta, con la dolorosa esperienza del conflitto alle spalle, c’è un rapporto di dialogo reciproco fra il mondo della politica (anche a livello provinciale, non solo a livello locale) e la popolazione.

C’è quindi una grande partecipazione della cittadinanza alle scelte politiche, soprattutto grazie ai comizi organizzati dai partiti politici e tenuti da figure importanti nel panorama politico locale ma anche nazionale, come ad esempio Alcide De Gasperi.

 

 

 

Il rapporto con la politica

La giunta Dalvit (1958 – 1959) – Foto dell’Archivio fotografico della Provincia Autonoma di Trento

 

 

 

A partire dagli anni Sessanta e Settanta invece il mondo della politica provinciale e regionale inizia ad essere meno raggiungibile dai cittadini; il dialogo con i rappresentanti politici diventa via via più lontano e la partecipazione della cittadinanza di fa meno intensa.

Le notizie politiche sono meno approfondite dalla popolazione, ad eccezione di quelle riguardanti avvenimenti eclatanti con maggior risonanza mediatica. Le proposte politiche più discusse e che destano maggior interesse sono quelle relative alle singole comunità e legate ai bisogni di queste: ad esempio, negli anni ’70 argomenti interessanti sono lo sviluppo infrastrutturale ricreativo o turistico, capaci di creare nuovo lavoro e benessere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

error: Questo contenuto è protetto!