Emigrazione e tutela dell’identità trentina
Nel panorama del Trentino appena uscito dalla seconda guerra mondiale, un problema che desta particolare allarme è quello dell’emigrazione. Il fenomeno migratorio in Trentino non è una novità degli anni Cinquanta: già dalla fine del 1800, infatti, molte persone erano emigrate a causa della scarsità di risorse presenti sul territorio. Argentina, Brasile, Africa, Nord America, Sud America, Oceania, Belgio, Svizzera e tanti altri paesi erano da molto tempo meta di flussi migratori provenienti dalla nostra regione.
La grande povertà del Trentino e l’estrema lentezza della ripresa e della ricostruzione post bellica contribuiscono ad aggravare tale fenomeno, che desta la preoccupazione dei numerosi movimenti di solidarietà sociale da sempre presenti in Trentino. Nasce così l’iniziativa, sostenuta in particolare dal mondo cattolico, di studiare i processi migratori, al fine di trovare soluzioni e strumenti per contenerli.
Il 24 febbraio 1957 rappresentanti delle ACLI trentine, della Democrazia Cristiana, dell’Azione Cattolica e di altre associazioni si incontrano a Lavarone-Chiesa per un convegno, con lo scopo di analizzare il problema dell’emigrazione e riunire forze sociali per contrastarlo. I lavori del convegno mettono in luce non solo l’aumento di trentini che migrano all’estero, provenienti anche da valli considerate un tempo floride, ma anche gli innumerevoli problemi che questi si trovano ad affrontare una volta terminato il loro viaggio: la mancanza di sicurezza, di previdenza sociale, la nostalgia dei propri cari e la precarietà lavorativa.
Per far fronte al problema, i rappresentanti delle varie associazioni si trovano d’accordo sulla necessità di creare un ente che aiuti i migranti trentini, fornendo loro supporto per riuscire a comunicare nella nuova lingua, per trovare un’occupazione e per sbrigare le pratiche burocratiche nel nuovo paese. L’obiettivo è di rendere questo ente un punto di riferimento per i trentini nei diversi stati meta di emigrazione.
Già il 17 luglio 1957 un documento firmato da membri delle ACLI Trentine e della Democrazia Cristiana provinciale viene inviato a politici ed istituzioni per ottenere collaborazione nella fondazione del nuovo ente:
Leggi il documento
Ora, non c’è alcun organo o Ente che segua questi nostri emigrati, che fornisca informazioni utili e necessarie, che disbrighi eventuali pratiche di natura assistenziale e previdenziale e di natura burocratica in ordine ai documenti necessari per il passaporto, che segnali eventuali richieste di lavoro fatte privatamente da ditte estere, che curi corsi di lingua e corsi di formazione professionale specifica, che diriga un organo di stampa per tener legati alla loro terra questi trentini. […]
Per esplicita richiesta di una parte di questi nostri emigranti o per maturata convinzione dei dirigenti della D.C., delle Acli, delle Autorità civili, regionali e provinciali e delle Autorità religiose, sarebbe del tutto opportuna, anzi necessaria la costituzione di un “Ente per emigranti Trentini nel Mondo” il quale curasse i molteplici problemi degli emigranti attraverso apposito ufficio.
Riteniamo che la situazione sia ormai matura per dare il via a questa iniziativa che riscuoterà, senza dubbio, l’unanime consenso di quanti sono pensosi delle sorti materiali e soprattutto morali della nostra gente che deve andare all’estero, e sarà ottimamente vista dagli emigranti stessi, i quali, il più delle volte, non sanno dove rivolgersi per le necessità che, comunque, per mancanza di organizzazione e di appositi uffici, debbono spendere denaro e impiegare tempo che altrimenti potrebbero risparmiare.
Saremmo, pertanto, a pregarLa di voler accettare l’invito di far parte del Comitato promotore di questo Ente e di voler insieme suggerirci consigli in merito alla Sua funzionalità.»
Le adesioni e i consensi ricercati dal comitato per la fondazione non si fanno attendere. Il 10 novembre 1957 nasce ufficialmente l’Associazione Trentini nel Mondo.
Le attività dell'ufficio migranti
– redarre uno schedario degli emigranti;
– tenere una corrispondenza periodica con gli emigranti;
– raccogliere pratiche previdenziali da passare agli organi competenti;
– organizzare corsi di lingua e conferenze informative;
– promuovere la costruzione di scuole per la preparazione degli emigranti;
– prendere contatti con gli emigrati per ricercare possibilità di richiamo e di impegno per altri conterranei;
– organizzare eventi per favorire l’aggregazione tra migranti;
– fornire opuscoli informativi.
2. Durante la permanenza all’estero dell’emigrante:
– segnalare alle autorità la residenza degli emigrati;
– mantenere un collegamento con la famiglia dell’emigrante;
– inviare stampa periodica italiana ad ogni migrante;
– organizzare visite ai vari gruppi di emigranti;
– curare il disbrigo in patria delle pratiche che interessano i familiari rimasti.
3. Al ritorno dell’emigrante dall’estero:
– assistere gli emigranti che si trovano in ospedale;
– inoltrare le domande di presentazione agli organi competenti;
– interessarsi per ogni questione economica e morale che riguardi l’emigrante ed i suoi familiari;
– costituire nei Comuni dei sotto-comitati per gli emigranti.
Il nuovo ente inizia ad operare con il coinvolgimento diretto di Comuni e parrocchie, ottenendo risultati in breve tempo: nel 1958 il Ministero del Lavoro assegna all’Associazione l’organizzazione di cinque corsi biennali di lingua e a gennaio esce il primo numero del giornale “Trentini nel Mondo”, dedicato interamente agli emigranti.
Nel corso dei decenni successivi l’Associazione cresce molto: arriva a contare 29 circoli negli anni Sessanta e più del doppio alla fine degli anni Settanta. La Trentini nel Mondo si afferma così come presenza diffusa nei continenti e come punto di riferimento e supporto fondamentale per la soluzione ai problemi dei migranti trentini, capace di adeguare strumenti ed iniziative alla diversità di ogni singolo paese.
Credit materiale: Associazione Trentini nel Mondo o.n.l.u.s.
Commenti recenti