Trento sino a tutti gli anni ‘60 si presenta come un piccolo paese culturalmente arretrato. L’arrivo in città di star e personaggi famosi della televisione ha un certo seguito, ma non sfocia mai in acclamazioni di folla. La città però, in queste poche occasioni, si anima e i giovani si vestono di tutto punto.
Segno della profonda influenza della Chiesa in Trentino, anche in questo settore, fanno scandalo alcune fotografie pubblicate da una rivista di Trento nel 1959, raffiguranti la trentina d’adozione e attrice Maria Grazia Buccella, in abiti discinti durante la sfilata di Miss Mondo.
Per quanto riguarda il panorama artistico locale, la maggior parte dei teatri in trentino sono parrocchiali e ciò influisce sulle scelte degli spettacoli da mettere in scena. Questi spazi teatrali, utilizzabili anche con altre funzioni, esistono in ogni paesino. La partecipazione è sempre forte, anche perché non c’è molto altro e si fanno rappresentazioni popolari dal prezzo abbordabile.
Il punto di svolta di una mentalità ancora chiusa è il 1968 quando, ad una contestazione tra pubblico e attori segue una protesta per le strade fuori dal Living Theatre, durante il quale fu scaraventato a terra un registratore, simbolo dei mezzi di comunicazione e del “controllo elettronico”.
Alcuni artisti trentini riescono comunque a raggiungere la popolarità grazie alla loro attività teatrale e cinematografica. Tra i principale citiamo Anna Maria Proclemer e Anna Maestri.
Da metà anni ’60 approda a Trento anche la prima scuola di danza, che coinvolge numerose bambine e ragazze e porta una ventata di novità ricreativa ed artistica nello spento capoluogo trentino.
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